[News] È cominciato il processo a Sean “Diddy” Combs
Il magnate dell’hip hop rischia l’ergastolo.
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Per una strana coincidenza – la proverbiale ironia della sorte sempre in agguato –, il processo a Sean “Diddy” Combs si è aperto a New York nel giorno del Met Gala 2025, lunedì 5 maggio. L’edizione di quest’anno dell’evento di moda è stata dedicata al tema Superfine: Tailoring Black Style (dal libro della professoressa Monica L. Miller) e in particolare al Black Dandyism, una formula estetica che ha rappresentato per la comunità afroamericana una direzione soprattutto politica, espressiva e identitaria (consigliamo al riguardo l’interessante podcast di Elena Milanesio, esperta di questioni americane). In un altro momento storico, non avremmo avuto dubbi sulla partecipazione di Sean Combs a una delle serate più importanti in città, lui che è stato un ospite assiduo della manifestazione. Ma questo, in tutta evidenza, non è un momento “normale”.
Le cronache dall’aula di tribunale descrivono Diddy “invecchiato”, in una versione meno impeccabile dell’immagine pubblica ultra-curata a cui eravamo abituati. Qualche capello bianco, la barba grigia qua e là: non è la prima volta che viene sottolineato nelle ultime settimane, a conferma della patina scintillante che lo ha caratterizzato a lungo. Combs, 55 anni, rischia l’ergastolo per traffico sessuale e altre accuse federali, tra cui associazione a delinquere. Il 5 maggio è stata avviata la fase di selezione della giuria, mentre le dichiarazioni di apertura dovrebbero tenersi il 12 maggio. Si ritiene che il processo possa durare all’incirca otto settimane, o qualcosa in più.
Nel novembre 2023, l’ex fidanzata di Diddy, la cantante Cassie (Cassandra Ventura), presenta una causa civile contro di lui, citando abusi e maltrattamenti, sesso forzato con altri uomini e la possibilità che Combs avrebbe fatto esplodere per gelosia l’auto di Kid Cudi, “colpevole” di avere intrattenuto una breve relazione con la stessa Ventura. Il caso viene chiuso in meno di 24 ore con un accordo tra le parti, ma è solo l’inizio della vicenda. Altre persone si fanno avanti. Riferiscono di essere state abusate, umiliate o violentate e per questo accusano Combs, in maniera più o meno diretta. Alcune delle testimonianze – saranno moltissime (il Washington Post ha ricostruito l’intreccio di personalità coinvolte e di accuse, comprese quelle già archiviate) – comprendono situazioni vecchie anche di decenni, tutte che seguono un unico filo conduttore: le pressioni che Combs riusciva a esercitare sulle presunte vittime – donne e uomini, talvolta minori all’epoca dei fatti – dalla sua posizione di potere.
Molte di queste situazioni si sarebbero consumate nei cosiddetti White Party, che Diddy, proprio come un novello Jay Gatsby, era solito organizzare a partire dal 1998, una ricorrenza interrotta nel 2009. Stando ai resoconti di quanti lo accusano, le circostanze che potevano verificarsi durante le feste erano troppo cupe per essere “derubricate” a bizzarre peripezie di gente arricchita e annoiata, che pure accorreva in abbondanza. Ma il salto di livello, secondo le rivelazioni, accade con un altro tipo di “ricevimenti”, rinominati “freak off”, feste, per così dire, a sfondo sessuale e filmate – anche a scopo ricattatorio –, che potevano proseguire addirittura per giorni. Non senza il ricorso a droghe di varia natura, raccontano.
A marzo 2024, alla luce delle innumerevoli denunce, le autorità federali perquisiscono le proprietà immobiliari di Combs a Miami e a Los Angeles. A maggio, un nuovo colpo di scena. La CNN entra in possesso di un video di sorveglianza in cui si vede Combs picchiare e prendere a calci Cassie all’interno di un albergo. Il filmato risale al 2016. A 48 ore dalla pubblicazione del video, su Instagram Diddy si rammarica per l’accaduto, comunque slegato dalle accuse ritenute infondate – questa la linea difensiva degli avvocati – che nel frattempo gli vengono rivolte. Il 16 settembre viene arrestato e incriminato. È rinchiuso nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn, New York, da dove continua a dichiararsi innocente e, ancora tramite i suoi legali, a sostenere che gli atti sessuali erano consensuali. Gli viene più volte negato il rilascio su cauzione, ma intanto rifiuta un’offerta di patteggiamento. Cassie sarà tra le testimoni al processo.
Bad Boy For Life
Quale che sarà l’esito, la parabola del magnate dell’hip hop sembra destinata a chiudersi nel peggiore dei modi. Il mondo gli è crollato addosso mentre stava vivendo uno dei periodi più floridi. A settembre 2023, Combs riceve le chiavi della città di New York dal sindaco Eric Adams (poi revocate a seguito dei sopraggiunti guai giudiziari) ed esce dopo anni di silenzio artistico con un disco R&B infarcito di rap, The Love Album: Off the Grid. Già da un po’ aveva espresso il desiderio di essere chiamato “Love”. In principio sembrava essere uno scherzo, ma il cambio di nome diviene ufficiale (generando non poca confusione), all’apice – a quanto è dato sapere – di un percorso di crescita orientato alla positività, completato con la nascita della sua ultima figlia, Love per l’appunto. Poco prima, a giugno dello stesso anno, Diddy era stato fregiato del BET Lifetime Achievement Award, prestigioso premio alla carriera.
Quella di Diddy è la più classica delle narrazioni, esibita all’ennesima potenza, di uomo nero che ce l’ha fatta in America perché capace e intraprendente. La dimostrazione di come un figlio di Harlem fosse destinato a realizzare qualcosa di grande.
Il principio di tutto è la Bad Boy Records, fondata nel 1993 dopo il lavoro alla Uptown Records in cui firma i primi successi di Mary J. Blige. Alla Bad Boy – dove in origine si fa chiamare Puff Daddy – lo seguono The Notorious B.I.G. e Craig Mack: il resto è storia. Ai traguardi musicali – e poco importa se gli dicono che sta brutalizzando l’hip hop, o che i brani che produce sono troppo commerciali – si affiancano presto quelli imprenditoriali, dalla moda con il marchio Sean John ai media, passando per il settore degli alcolici di lusso in tempi più recenti. A fine 1999 il brutto episodio con Shyne, in una notte fin troppo movimentata a Manhattan che coinvolge anche Jennifer Lopez, allora compagna di Combs.
Per dare l’idea del personaggio, nel 2004, all’annuale White Party negli Hamptons, Combs – ora P. Diddy, la “P” verrà tolta più avanti – presenta ai numerosi ospiti l’organizzazione apartitica “Citizen Change” e la campagna “Vote or Die”, che mira ad allargare la platea di giovani elettori e a incentivare il voto, specie tra le minoranze. Per l’occasione, Combs mette in opera la sua plateale entrata di scena con una copia originale della Dichiarazione d’indipendenza, presa in prestito dal produttore televisivo Norman Lear. Perché se una cosa va fatta, Mr. Combs allestirà il suo spettacolo: questa la cifra stilistica che lo qualificherà a vita. La campagna “Vote or Die” viene rispolverata nel 2020 e in più, sulla scia delle uccisioni di Breonna Taylor e George Floyd, lancia la piattaforma programmatica Our Black Party, con l’obiettivo dichiarato di evitare un secondo mandato (consecutivo) di Donald Trump.
Il caso Diddy, adesso
Tra le conseguenze delle grane giudiziarie che vedono Diddy protagonista, si rilevano anche voci incontrollate che da subito accompagnano la rapida successione degli avvenimenti. È una rincorsa al sospetto: chi tra i famosi invitati partecipava alle feste non poteva non sapere quello che accadeva e chissà i complici, le considerazioni più frequenti. In effetti, a un certo punto, emerge una vicenda parallela, con al centro l’amico di sempre, JAY-Z, accusato insieme a Combs di stupro di una ragazza minorenne nel 2000. Quest’ultima ha poi ritirato la denuncia e ora JAY-Z le sta facendo causa per diffamazione, estendendola agli avvocati, tra i quali spicca Tony Buzbee, già piuttosto attivo nelle azioni legali contro Diddy.
Quanto alla ricchezza personale di Combs, si registra un’inevitabile battuta d’arresto. Sfiorato il miliardo di dollari nel 2022, si stima che il patrimonio netto abbia patito una drastica riduzione per via delle spese legate al caso. La sua detenzione è divenuta infine motivo di riflessione sullo stato delle prigioni negli Stati Uniti e nello specifico del Metropolitan Detention Center, struttura carceraria che non gode di ottima reputazione, sebbene Diddy si trovi nell’unità per i detenuti di alto profilo.
Dall’ascesa alla caduta rovinosa. Il resto, ormai, è cronaca.
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